29 settembre: cronaca di ordinaria prevaricazione nel Mediterraneo

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29 settembre: cronaca di ordinaria prevaricazione nel Mediterraneo

Diario di oggi 29 settembre. Siamo da poche miglia fuori dalle acque internazionali libiche. Sono circa le 9.30 di mattina e un aereo di una “famigerata” ONG in perlustrazione inquadra una motovedetta, “dono” dell’Italia alla Libia, che prende di mira un barcone, lo sperona compromettendone il galleggiamento e buttando in mare molti migranti. Chi si salva è costretto a salire a bordo della motovedetta e viene riportato in Libia nelle strutture di detenzione dove è soggetto ad abusi, torture e sfruttamento lavorativo. Questa è la conseguenza del Memorandum di ntesa Italia Libia del 2017. Ti diamo soldi e navi e tu fai il cane da guardia, e ora sempre più spesso da “caccia”, e non fai partire i migranti e se partono li riporti indietro. E’ già avvenuto molte volte in questi anni. E adesso si replica con la Tunisia (Memorandum fresco fresco tra la Meloni e il dittatore tunisino), qualche giorno fa è stata una nave tunisina a rincorrere e riportare indietro i migranti. Come è possibile che persone che spesso scappano dai loro Paesi dove sono a rischio per la loro vita non abbiano la libertà di chiedere asilo politico in un Paese europeo? Dove è naufragata quella civiltà occidentale nata all’insegna di libertà, uguaglianza e fraternità. Nemmeno la libertà è rimasta, o meglio è una libertà condizionata dal luogo in cui uno nasce, non è più una prerogativa dell’essere umano in quanto tale.  Io come cittadino italiano sono indignato dal modo di gestire questo fenomeno, mi vergogno come cittadino europeo, non lo tollero come essere umano. Chi l’ha detto che anche un milione o due di africani non siano una fortuna per il nostro Paese se ben inseriti?  E’ l’equivalente della popolazione che il nostro Paese ha perso negli ultimi 5-6 anni, mentre gli imprenditori non trovano forza lavoro. Perché non esercitare la forza del potere invece che il potere della forza (frase di don Ciotti) con l’ossessione del blocco dei migranti “costi quello che costi” in termini di vite umane, di disprezzo per la vita e di libertà altrui calpestata? Ricordiamoci dei nostri patrioti migranti (20 milioni di italiani emigranti nel mondo), studiamo la storia d’Italia degli ultimi 150 anni e ragioniamo con il cervello e il cuore e non sempre con la pancia.

Renato Frisanco

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